Quando un Contratto Fa Crescere le Persone (e il Business)
Nel contesto aziendale moderno, fiducia e delega sono essenziali per il successo organizzativo e la crescita sostenibile. Questo articolo racconta come una relazione costruita sulla fiducia e sui valori condivisi – formalizzata attraverso un conscious contract – abbia consentito all’azienda "TechVision" (nome di fantasia) di crescere significativamente, sia economicamente sia in termini di benessere relazionale. La storia mostra l’impatto profondo che può avere un accordo valoriale tra proprietà e management.
TechVision, leader nella digitalizzazione per la grande distribuzione, nasce da Marco Rossi, tipico imprenditore “padronale” ancora coinvolto in ogni aspetto operativo. Quando l’azienda ha iniziato a scalare, è stato assunto Luca Bianchi come Direttore Generale nel 2018 con un obiettivo chiaro: portare managerialità e struttura.
Fin da subito Luca ha spinto verso una cultura della delega e della condivisione delle responsabilità, un netto cambio di passo rispetto allo stile accentratore precedente. Il team ha accolto positivamente questo cambiamento, ma si è presto scontrato con un ostacolo significativo: Marco stesso.
Pur comprendendo razionalmente l’utilità del cambiamento, Marco faticava ad accettarlo emotivamente. Si sentiva sempre meno “utile” nella sua azienda, abituato com’era a essere il fulcro di tutto. Ne è nata una tensione silenziosa con Luca, a metà tra il rispetto verso il fondatore e la fedeltà al mandato ricevuto. Questa ambiguità, pur non esplodendo apertamente, creava disagio anche tra i collaboratori.
Il cambio di paradigma: nasce il conscious contract
Consapevole della situazione e desideroso di rinsaldare il legame con Luca, Marco propone una revisione contrattuale. Oltre a un incremento del bonus legato ai risultati aziendali, vuole inserire una clausola di non concorrenza con penale. Fin qui tutto “classico”. Ma Marco fa un passo in più: propone di integrare il contratto con uno strumento fuori dagli schemi, un conscious contract, incuriosito dalle sue potenzialità.
L’idea iniziale era semplice: conoscersi meglio, chiarire i rispettivi valori, costruire un ponte tra due visioni manageriali diverse. Luca, manager razionale e orientato ai numeri, inizialmente scettico, accetta. Il percorso di co-creazione del contratto si rivela profondo e talvolta sfidante, ma entrambi si impegnano con sincerità. Quando arriva il momento della firma, Marco fa qualcosa di inaspettato.
L’effetto trasformativo del contratto
Marco chiede di rimuovere la clausola penale che lui stesso aveva proposto. La motivazione? “Mi sento più tutelato dal lavoro che abbiamo fatto insieme e dalla fiducia che abbiamo costruito, che da qualsiasi cifra di penale”.
Non solo. Nei mesi successivi, Marco cambia radicalmente il suo stile di gestione: inizia finalmente a delegare davvero. I ruoli diventano chiari e vengono vissuti come tali: Marco guida la visione strategica, Luca gestisce le operazioni. Collaborano, si confrontano, ma ognuno agisce nel proprio ambito. Il contratto viene anche condiviso con il team, creando trasparenza e fiducia diffusa.
I numeri del cambiamento
La trasformazione non è solo culturale. Nel 2019 TechVision aveva un fatturato di circa 19 milioni di euro. Nel 2022, a seguito della riorganizzazione interna e della nuova alleanza tra Marco e Luca, il fatturato è salito a 41 milioni. L’EBITDA è cresciuto da 1 a 9 milioni nello stesso periodo. Ma il risultato più importante è un altro: la serenità ritrovata di Marco, l’autorevolezza di Luca, e una squadra più motivata e coesa.
Conclusione
Il conscious contract non è solo un documento, ma un catalizzatore di fiducia, chiarezza e leadership condivisa. In questo caso ha trasformato un rapporto potenzialmente conflittuale in un’alleanza strategica, guidando l’azienda verso una crescita sostenibile, relazionale ed economica. È un’opportunità concreta per imprenditori e manager che vogliono costruire il futuro su basi solide, umane e condivise.
Iacopo Savi